Chris Colfer, l’autore, è ancora più conosciuto con il nome di Kurt Hummel, personaggio che interpreta nella serie televisiva “Glee”.
Sono sincera, sono una grande appassionata di questa comedy americana, per lo straordinario talento dei suoi interpreti, ma soprattutto perché va a toccare una serie di corde verso cui sono particolarmente sensibile, non ultima il coraggio di credere nei propri sogni e di seguire il proprio cuore, anche quando la strada verso cui ti indirizza non è delle più facili e soprattutto delle più accettate.
Detto ciò, non significa che sono pronta a fiondarmi in libreria per qualunque cosa uno degli attori decida di mettere nero su bianco. Al contrario, in questi casi il mio naso si storce facilmente.
Questo ragazzo in particolare però, che in età più giovane della mia ha già fatto grandi cose (lo dichiaro con palese invidia), ha sempre stimolato il mio interesse.
Quando Chris Colfer si è presentato a sostenere il provino, Kurt non esisteva affatto nella sceneggiatura originale di “Glee”.
Gli autori della serie hanno visto qualcosa in lui che li ha convinti non solo ad ammetterlo nel cast, ma anche a creargli un personaggio su misura.
Quando la stessa persona si getta poi nel mondo della letteratura con un’opera particolare come un libro di fiabe, pensi che davvero valga la pena scoprire quello che ha dentro. Credo che infatti ogni artista metta qualcosa di sé nella propria creatura.
Quello che però mi ha definitivamente conquistata, nel mio vagare tra gli scaffali della libreria, è stata la citazione di C. S. Lewis che è stata inserita nella pagina che precede l’inizio del racconto: “Some day you will be old enough to start reading fairy tales again” (un giorno sarai grande abbastanza da cominciare di nuovo a leggere le favole).
Colpita e affondata.
Il testo poggia su basi molto solide e collaudate, quali le fiabe di Andersen e dei fratelli Grimm.
Le influenze, dichiarate e non, sono molte e ben evidenti. Quando una persona è ancora così giovane e in pieno corso di formazione credo che la cosa sia inevitabile.
A ciò che è stato già raccontato Colfer aggiunge però anche un po’ di farina del suo sacco, rivelandosi un autore che, quando sarà maturo e se continuerà a scrivere, avrà molto da raccontare.
Terminata la lettura, il mio interesse nei confronti del ragazzo si è ancora accresciuto.
La sensazione che si ha sempre più forte di pagina in pagina, è che l’autore stesso provi il desiderio di vivere lui in prima persona le avventure dei propri protagonisti.
Che Alex e Conner siano i due aspetti della sua personalità? Un’ipotesi personale e sicuramente azzardata, tuttavia non impossibile.
Il giornalista di “USA today” che ha definito il mondo di Colfer più magico di quello di Disney mi sa che di Disney ha capito molto poco (volendo esprimersi finemente), ma è vero anche che il libro è piacevole, ben costruito, dolce… E magico.
Letto in lingua originale rappresenta inoltre un ottimo esercizio per l’inglese, perché il linguaggio usato è semplice e lineare.
Spero che la fama di Chris Colfer porti i bambini e gli adulti di oggi a mettere da parte computer e videogiochi per qualche ora al fine di riscoprire le vecchie fiabe, che, come ci ricorda l’autore stesso, non sempre hanno un lieto fine, ma hanno sempre tanto da insegnare.