“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori,
le cortesie, l’audaci imprese io canto…”
D’accordo questo è Ariosto ed io ho dichiarato di parlare de “il trono di spade”,ma gli ingredienti capaci di far sognare un lettore sono sempre gli stessi, nella capacità di uno scrittore di rimaneggiarli sta la nascita di una nuova succulenta ricetta.
Adoro il fantasy; sono una gran sognatrice, forse è per questo. Nell’addentrarmi tra le pagine di una nuova opera però sono spesso incerta, perché, quando si ha a che fare con questo genere letterario, nella maggior parte dei casi le opzioni sono due: o è un capolavoro o una schifezza, tanto per essere chiari.
Dopo la fine di Harry Potter e le recenti delusioni legate alle saghe di Eragon e Twilight, il primo originale quanto la versione esselunga dei biscotti Mulino Bianco , una buona idea condannata a morte per coma diabetico causa deviazione verso lo stile romanzi rosa Harmony il secondo, periodicamente vagavo guardinga tra gli scaffali fantasy della libreria senza avere il coraggio di socializzare con nessun nuovo tomo.
Indugia oggi, indugia domani, ecco che ti spunta una nuova e interessante serie tv: “Games of Throne”. Bene, devo ancora vederne una puntata. Perché? Perché sono una persona molto malata. Quando un film o uno sceneggiato sono tratti da un libro, sono impossibilitata a vedere senza prima aver letto.
E’ stato così che un giorno sono partita in missione verso la Feltrinelli, uscendone abbracciata al prezioso volume.
Sono uficialmente una persona felice. Martin mi ha sedotta, rapita, conquistata. Ho rischiato di compromettere l’intero andamento della sessione estiva all’università per aver fatto l’errore di cominciare la lettura durante il periodo di preparazione degli esami.
Il trono di spade anzitutto non è un fantasy a tutto tondo, il che lo rende adatto anche a chi non va matto per bacchette magiche e mondi incantati. Lo potrei definire come un romanzo di avventura avente una lieve componente sovrannaturale, non lo so. Quello che è certo è che il tono è più leggendario che magico.
Il vero centro di quest’opera sono le passioni umane, in particolar modo tutte quelle che si originano quando gli uomini, bambinoni megalomani che non sono altro, si mettono giocare al “gioco del trono”. La ricerca di potere insomma. Quale novità. Neanche quando diventiamo prodotti di fantasia riusciamo ad essere originali. Ma torniamo a noi.
Il trono di spade, stavo dicendo, non è tanto un fantasy, quanto un grosso seggiolone da re formato dalla fusione di tante e tante… (suspance) … Spade. Ebbene si. Nonostante l’intuibile scomodità (pare addirittura che qualcuno, sedendo con eccessiva naturalezza, ci abbia rimesso le penne), sono molti quelli che aspirano a poggiarvi regalmente il deretano per dominare sui Sette Regni. Risultato: guerre, tradimenti, complotti, alleanze… Prendetevi un momento per stupirvi.
A dispetto della piega ironica presa dal mio parlare, è un libro che merita di essere letto e, stavolta, sono seria.
Particolare l’impostazione strutturale data dall’autore: i titoli dei capitoli non sono costituiti da frasi riferite ad un qualche accadimento che andrà a verificarsi al suo interno, ma dai nomi del personaggio principale. In questo modo non vi è un singolo protagonista, ve ne sono invece molteplici.
Del resto nessuna grande storia si regge sulle gesta di uno solo. Cosa avrebbe fatto Frodo Baggins senza l’aiuto del fido Sam, o se gli altri membri della compagnia dell’anello fossero rimasti a Gran Burrone a prendere il sole, invece di compiere ognuno la propria missione? Sauron se lo sarebbe fatto flambé e sarebbe stato padrone indiscusso della Terra di mezzo. Pagine del libro? Trenta.
Parte della capacità narrativa di Martin sta nella pazienza che ha avuto nell’immaginare ogni dettaglio del mondo che ha creato e di popolarlo di personaggi dai caratteri complessi. Non solo: a tale mondo ha dato anche una storia, delle fondamenta per ciò che va a raccontare.
I buoni non solo solo buoni così come i cattivi non sono solo cattivi. Eddard Stark è un uomo d’onore, integerrimo, leale. Sua figlia Sansa è la prova che un buono stupido può far danno almeno quanto un cattivo intelligente. E ancora, Jon, figlio bastardo di lord Eddard, combattuto tra l’amore per la sua famiglia e la consapevolezza di non poter esserne completamente parte. Per citarne alcuni. Ognuno attore del grande dramma generale e allo stesso tempo di quello personale.
Del male l’autore ci offre ogni aspetto. Cercei Lannister è pura perfidia femminile: sottile, macchinatrice, falsa, manipolatrice. Suo perfetto complementare il fratello Jamie, brutale, violento, istintivo, insensibile. Lo ying e lo yang della crudeltà.
E Tyrion, terzo fratello, mai del tutto classificabile in una categoria piuttosto che nell’altra e per questo tra i più interessanti.
Probabilmente, se e quando un giorno dovessi decidere di rileggerlo, vi scoverò chissà quali difetti, ma, al momento, sono entusiasta e decisa a scoprire in che modo Martin sia capace di attorcigliare ulteriormente cotanto groviglio.