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“The Fantastic Flying Books of Mr. Morris Lessmore” è il corto d’animazione diretto da William Joyce e Brandon Oldenburg, uscito vincitore dall’edizione 2012 degli Academy Awards.
Risultato di numerose tecniche grafiche e computerizzate, nonché frutto di numerose ispirazioni, dal Mago di Oz all’uragano Katrina (il protagonista vive a New Orleans e viene trasportato in un mondo fantastico da un uragano), questo meraviglioso corto non può non toccare il cuore dei lettori appassionati.

E’ infatti proprio l’intenso rapporto tra libro e lettore che William Joyce ha esplorato con questa sua piccola opera.

Chi ama la letteratura sa che un libro non è solo un oggetto inanimato, ma una grande ricchezza, un amico pronto a darti tutto se stesso.

Come accade a Mr. Lessmore, al quale, dopo l’uragano, non è letteralmente rimasto più nulla, perfino il romanzo che stava scrivendo si è perso nel vento.

Ma tante pagine animate sapranno come restituire colore ad un uomo in bianco e nero.

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Operona di grande successo, che, a tre giorni dalla diffusione era già film. Quest’ultimo un po’ meno di successo, forse perché il cinema ha reso più palesemente evidente la mediocrità dell’opera.
Non mi ha appassionata, si nota?
Oltre che grande fenomeno letterario, Il codice Da Vinci ha rappresentato anche un grande scandalo per il mondo cattolico, che ha dato origine a polemiche così sentite, da diventare argomento centrale dell’omelia della messa di Pasqua, rendendo invece marginale il tema della resurrezione di Cristo. Almeno questo è capitato nella chiesa in cui mi trovavo.
Al centro di cotanta “grandezza” (dicevamo sia come fenomeno di massa che come scandalo), fondamentalmente un unico punto. Per chi non avesse avuto ancora il piacere di affrontare la lettura, voglio rassicurarvi, non svelerò niente sul vorticoso svilupparsi di questo thriller.
Parlavo insomma di un epicentro sismico e cioè l’ipotesi che Gesù e Maria Maddalena abbiano procreato.
Personalmente, sottolineo quindi che si tratta di un parere del tutto soggettivo, non vedo in ciò motivo di scalpore sotto nessun fronte. Primo perché credo che non si tratti di un pensiero eccessivamente fantasioso, anzi, penso che sia passato per la mente di molti.
Da un punto di vista prettamente religioso invece, non mi pare di ricordare che Dan Brown si sia mai professato portatore di nuove verità, ma che si sia sempre presentato come autore di un romanzo di fantasia. Criticare la “meravigliosità” della sua creatura quindi è un conto, ma accusarlo di essersi investito profeta, un nuovo Isaia dei giorni nostri e condannarlo per questo mi sembra un pochetto eccessivo. Inoltre, pur essendo stata educata al Cattolicesimo, non vedo perché provare fastidio all’idea che Gesù, durante il suo passaggio sulla terra, si sia unito ad una donna. Si insegna che il figlio di Dio si sia incarnato uomo; l’unione tra uomo e donna è parte importante della natura umana. Trovo questa supposizione, chiamiamola così, quasi motivo di grande simpatia e di maggiore vicinanza. Se si crede in un Dio che ha creato noi e tutto quanto ci circonda, deve trattarsi di un tipo davvero ganzo e con grande apertura mentale. Non può essere certo un bigottone che si scandalizza con qualunque pretesto. Spero fortemente di non meritare il rogo per la libertà di tali riflessioni.
Detto ciò, il libro scorre bene, ne ho terminato la lettura e, nel suo piccolo, è stato anche piacevole. A differenza però di quelli che io considero veri libri, con la L maiuscola, non mi ha lasciato niente. E con niente intendo nessun insegnamento, nessuna riflessione, nessuna emozione. Quando leggi tanto le trame piano piano sbiadiscono, i dettagli si perdono, ma quello che hai provato durante la lettura è come se fosse stato marchiato a fuoco.
Volendo affrontare anche un punto di vista più terra terra, ho trovato molto più interessanti e coinvolgenti le trame e gli intrecci sviluppati da menti brillanti quali Agatha Christie e Conan Doyle.
Non lo consiglierei quindi ad un appassionato lettore, ma di sicuro sotto l’ombrellone è perfetto.

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Elinor, la ragione. Marianne, il sentimento.
Intelligente, riflessiva, ponderata e forte l’una, appassionata, impulsiva, un fiume in piena di emozioni l’altra.
Il sole e la luna. Con un obiettivo comune nella vita: l’amore.
Ragione e sentimento è un romanzo senza tempo, si tramanda di generazione in generazione senza mai passare di moda. Perché il tempo scorre, cambiano le stagioni, il modo di vivere e di vestire, i rapporti sociali, ma la donna è sempre donna.
E’ perché c’è un po’ di Elinor e di Marianne in ognuna di noi, che piace tanto; esse vivono, amano, si illudono, sono deluse e tornano ancora ad amare, ognuna affrontando ogni evenienza secondo il proprio modo di essere.
Ed è bello scoprire alla fine che anche Elinor piange, così come anche Marianne sa essere forte.
Sullo sfondo un panorama inglese a cavallo tra ‘700 e ‘800, con tutte le sue abitudini e le sue architetture sociali, che Jane Austen sa cogliere in ogni sua sfumatura, dimostrandosi attenta osservatrice e “pittrice” eccelsa.
L’autrice non si limita solo a guardare: essa forma un suo giudizio e lo nasconde fra le righe dei suoi testi, dimostrandosi anche donna di intelligenza acuta e libero pensiero.
Scorrevole, interessante, assai ben scritto. Resta nel cuore tutta la vita, Assolutamente da leggere.

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Capolavoro assoluto. Parole banali ma inevitabili.

Confesso che ho iniziato la lettura con animo sospettoso per via del carattere leggendario con il quale è descritto, soprattutto da parte di mamme e nonne. A oggi posso dire che mi ha appassionata a tal punto da scalare rapidamente la classifica dei miei libri preferiti raggiungendo la vetta.

 

Margaret Mitchell ha scritto questo solo romanzo, ma ci ha concentrato storie splendidamente costruite d’amore, guerra, disperazione, orgoglio e pregiudizi sociali.

 

E l’arma vincente: una protagonista lontana da qualsiasi prototipo di eroina, assai troppo spesso dipinta come virtuosa fanciulla. Ma non la giovane O’Hara.

 

Rossella è viziata, presuntuosa, capricciosa,perfino ignorante, salvo che in fatto di occhi dolci e civetterie. Innumerevoli volte, pagina dopo pagina, la si rimprovera, la si biasima; eppure… Eppure ha un’intelligenza, un’energia, una forza d’animo che ti rapiscono. Oltre 800 pagine sono portate avanti dal suo carattere impetuoso. Pochi sarebbero in grado di sopravvivere a ciò che la vita le rovescia addosso riuscendo a rialzarsi, aggrappandosi al solo pensiero che , in fondo, “domani è un altro giorno”. Ed è vera, sempre coerente con se stessa.

 

Ad affiancarla numerosi personaggi altrettanto interessanti: Ashley, giovane letterato, educato, meraviglioso sotto ogni aspetto, ma debole di carattere abbastanza da sposare una donna che non ama e da combattere una guerra in cui non crede. Melania, tutta bontà e fiducia, con un animo da combattente celato dalla dolcezza degli occhi. Mamma Elena, col suo segreto sepolto nel cuore. Poi Mammy, zia Pitty, babbo Geraldo… Ogni singolo personaggio è un mondo curato nei minimi dettagli. E infine Reth; non mi innamoravo del protagonista di un romanzo da quando, da adolescente, persi la testa per Mr Darcy (Orgoglio e pregiudizio)e, ebbene si, Ronald Weasley (Harry Potter). Non aggiungo altro. Non è forse sufficiente?

 

Per cui confermo il mito, e vi affianco tutto il mio entusiasmo. E ringrazio la nonna, per uno dei regali più belli che mi abbia mai fatto.

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