Avete visto “Un giorno tutto questo dolore ti sarà utile” o letto il libro da cui è stato tratto? Si? Sono contenta per voi, fatemi sapere che ne pensate; io, al momento, so giusto che esistono.
Prima o poi porrò rimedio a questa mia mancanza (ho visto vagare il libro per la camera di mia madre giusto ieri e ci siamo presentati e cortesemente dati appuntamento per il futuro). Nel frattempo il richiamo mi torna utile per creare un riferimento a cui collegare il nome di Peter Cameron. Peter, non James. Quello è il regista di “Titanic” e “Avatar”.
“Gentili signori Caroline Gund, Arden Langdon, Adam Gund
Ochos Rios (Tranqueras) Uruguay
Signori, mi rivolgo a voi, quali esecutori testamentari della proprietà letteraria di Jules Gund, per chiedervi l’autorizzazione a scrivere una sua biografia”
Omar Razaghi ha ricevuto dall’università del Kansas una borsa di studio perché scriva la biografia di Jules Gund, emblematico scrittore morto suicida. Si può dire che questo sia l’avvenimento chiave di un libro in cui, in fondo, accade ben poco. Il che è comunque vero solo in parte, dato che, a causa di ciò, la vita di sei persone deraglia dai binari della quotidianità in cui ciascuno si è rinchiuso.
A Cameron non interessano tanto i fatti esterni, quanto i moti interiori che conducono ciascuno dei suoi personaggi ad affrontare il proprio stato, a porsi delle domande e ad avere il coraggio del cambiamento. Suddetti moti originano dalle interazioni che essi stabiliscono tra loro, così diversi eppure così simili per condizione di vita. Un processo velatamente teatrale, come lo stesso Giuseppe Montesano afferma nell’introduzione.
Delicato nel suo modo di scrivere, l’autore non rivela mai niente più dell’essenziale e a fine lettura i suo personaggi sono per noi in gran parte ancora un mistero.
Più di tutti Jules Gund stesso: egli è, anzi è stato, scrittore, fratello, marito, padre e amante, ma come egli abbia realmente vissuto tutti questi aspetti del proprio essere non lo sapremo mai, come non sapremo mai quale turbamento lo abbia condotto al suo finale gesto estremo.
Unico assente della storia, in quanto deceduto precedentemente allo svolgersi dei fatti narrati, Jules pare a volte soppiantare perfino Omar e quasi esserne il protagonista principale. La sua è una presenza costante, fatta di silenzio, di non detto, di mistero.
Un romanzo introspettivo; non toglie il fiato per l’attesa, non sorprende per la potenza della personalità dei personaggi, eppure in grado di catturare e tenere viva l’attenzione. Anche in questo caso, per non più del tempo necessario: un libro moderatamente breve, di facile lettura, interessante.
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